Monsignor Dalponte già a partire dal 1970 cominciò una proficua attività di ricerca storica. Una ricerca che si collegava direttamente anche alla sua attività educativa: non era la storia dei grandi uomini che voleva raccontare ma quella del popolo, quella nascosta e debole rimasta soffocata dalla storia ufficiale. Le principali tematiche sviluppate dal Dalponte furono la resistenza della popolazione trentina e tirolese alle invasioni napoleoniche e la prima guerra mondiale in Trentino. Durante un'intervista monsignor Dalponte rispondeva in questo modo alla domanda sul perché si fosse occupato della storia trentina:
"Ciò si collega a un ricordo lontano. Quando ero studente di teologia don Holzknecht e don Clementi mi hanno detto: "E' tuo parente quel Dalponte che ha combattuto con Andreas Hofer?". Loro conoscevano quella storia, noi no. Mi hanno invitato a controllare alcuni libri. Mi sono fatto una noterella e terminati i lavori mi sono detto: "E' ora che faccia qualcosa". Ed è uscito il primo fascicolo. Quello mi ha portato, nel 1984, a consultare il complesso. In occasione di una commemorazione ho lavorato a Uomini e genti trentine durante le invasioni napoleoniche 1796-1810. Mi interessava la partecipazione del popolo a quella storia. Quella è stata una bomba, una sorpresa a Trento. I due o tre circoli culturali trentini incuriositi volevano conoscere i particolari, sorpresi che ci fossero queste vicende. Quattro cinque volte, durante le cene, ho detto delle cose che hanno stupito. "Voi venite da fuori -ho detto- e non conoscete la nostra storia. Se andate al cimitero sul monumento ai Caduti trovate scritto "Ai caduti della guerra 1915-1918". Ma noi i morti li abbiamo avuti nel 1914. Io ho avuto due zii morti: perché non li devo ricordare?"1
E' da qui che nasce l'importante attività storica di monsignor Dalponte; da una parte c'era la volontà di raccontare "la storia degli ultimi e dei dimenticati"; dall'altra vi era la volontà di far luce su una pagina importante e sconosciuta di storia trentina. Una ricerca da cui emerge una visione unitaria della vicenda storica che interessa tutto il Tirolo, considerato come nazione unica ed unita. Una solidarietà tra trentini e tirolesi accomunata dalla volontà di cacciare gli invasori francesi come testimonia la prima opera del Dalponte "Uomini e genti trentini durante le invasioni napoleoniche 1796-1810". Una vicinanza tra queste due popolazioni che si manterrà anche nel secolo successivo nonostante l'emergere dei nazionalismi che imporranno i confini tra i popoli. Una vicinanza che viene ribadita ne "I bersaglieri tirolesi nel Trentino 1915-1918"; nonostante gli errori austriaci (evacuazioni, angherie, internamento dei sospettati politici) che causarono il venir meno di un certo lealismo, la popolazione trentina non si riconobbe nello stato italiano ma in un sentimento di "trentinità" come recupero e difesa in termini storici di quell'universo culturale formato da tradizioni, comportamenti, mentalità, che avevano definito la fisionomia della popolazione trentina nel corso dei secoli. "Trentinità" che mons. Dalponte vedeva e idealizzava nella figura degli schützen che avevano come principi Dio, la famiglia e la terra natale. Don Lorenzo infatti fu assistente religioso delle compagnie degli schützen su mandato del vescovo a partire dal 1987 e da questa attività nacque un proficuo legame con le compagnie trentine degli schützen: legame che si manifesterà in numerose iniziative a cui mons. Dalponte collaborò o intervenne (Si veda ad esempio la preghiera degli schützen scritta da mons. Dalponte in occasione del Giubileo del 2000, o altri interventi in alcune ricorrenze celebrate dagli schützen)
Nonostante l'attenzione per le vicende storiche trentine legate all'autonomia molto forte era anche l'attenzione per la proiezione internazionale del Trentino legata in particolare ad aprire nuove prospettive europee ed internazionali per i suoi studenti. (Continua)
1. Intervista di Fortunato Turrini pubblicata in "Un chicco di grano nei solchi della vita-Monsignor Lorenzo Dalponte 1921-2002", Vita Trentina Editrice, p. 69.
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