martedì 26 marzo 2013

Luigi Caneppele


Ingegnere, sottotenente pilota.
Nato a Lavarone il 23 settembre 1913, assolse i suoi studi nel nostro Collegio con la maturità del 1930/31. Si iscrisse al Politecnico di Milano, ove si laureò nel 1938, trattando la tesi «Aeronautica d'assalto». 
Appassionato del volo a vela, partecipò alle Olimpiadi di Berlino del 1936, ottenne poi i brevetti per il volo con alianti e di pilota civile con apparecchi a motore. Terminati gli studi, prestò servizio militare presso l'aeroporto di Pescara, dove conseguì il brevetto di pilota militare. Con lo scoppio della guerra fu trasferito in Sicilia, da dove prese parte a molte azioni sull'isola di Malta e in Africa settentrionale. In una di queste azioni il suo apparecchio da caccia fu seriamente colpito ma lui, con grande abilità, seppe riportarlo entro le linee italiane dopo aver volato per ben quattrocentocinquanta chilometri in condizioni difficilissime. Gli fu concessa la Medaglia di Bronzo al Valor Militare. In una successiva azione si trovò solo di fronte a tre Spitfires inglesi, ne abbattè uno, colpì il secondo e mise in fuga il terzo. Per quest'azione gli fu conferita la Medaglia d'Argento. 
Luigi Caneppele
Avrebbe potuto rimanere in Italia dopo le numerose e coraggiose azioni di guerra, ma chiese e ottenne di tornare in Africa settentrionale, dove il generale Rommel preparava la vittoriosa offensiva contro gli inglesi. Il sottotenente Caneppele cadde nel cielo della Cirenaica in uno scontro con una formazione avversaria il I febbraio 1942. 
"Quando li vedo venire all'assalto su quei loro carrozzoni, non so se ridere di scherno o piangere di commozione», scrisse un pilota inglese. L'armata italiana, sulla carta, contava cinquemila velivoli, in realtà si riducevano a ottocento apparecchi validi. I caccia «Macchi» e i bombardieri «Sparviero» erano pochi di numero, se confrontati con quelli degli avversari inglesi e americani. Erano inoltre piuttosto scadenti per costruzione alquanto antiquata e sottoposti ad un eccessivo e sfibrante logorio, sicché non ressero allo scontro con gli Spitfires o con gli Hurricanes inglesi, superiori in velocità e armamento. Tuttavia nei cieli del Mediterraneo gli aviatori italiani compirono molte azioni audaci, anche con molti successi, ma più per l'eroismo dei piloti che per l'efficienza degli apparecchi. 
Il sottotenente Caneppele fu uno di coloro cui bene si addicono le parole sulla lapide di El Alamein: «Mancò loro la fortuna, non il valore!». La sua eroica morte fu compianta a Trento da familiari e da amici nelle associazioni della Juventus, dell'Azione Cattolica e della S.Vincenzo dove aveva militato con animo generoso e convinto. 


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