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Il principe vescovo di Trento
Pietro Vigilio Thun |
Che taluni, anche nel Trentino, si ripromettessero un'era nuova e negli ideali rivoluzionari trovassero l'invito a scuotere il giogo dei nobili e dei ricchi ed a creare condizioni di vita migliori, anche a favore delle classi umili, è comprensibile e documentato. Ma la loro voce ebbe un'eco debole e non convinse. Le belle parole, «
Liberté, Egalité», sulla bocca di gente conosciuta come avventuriera e poco stimata, qualificata universalmente con il termine di giacobina, non incontrarono il consenso della popolazione. Non erano parole sconosciute: erano state lette e commentate qualche anno prima in tutte le chiese della Diocesi Trentina, perché già nell'autunno del 1792 il Principe Vescovo Pietro Vigilio dei Conti Thun aveva inviato «
al venerabile clero curato della Diocesi di Trento» una Lettera pastorale con espresso invito ad istruire le popolazioni «
sopra le inutili parole di libertà e di uguaglianza, che sono vuota filosofia ingannatrice e falsa, sogno e finzione, maschera che nasconde il seme dell'empietà e del delitto». «
Ammaestrate con diligenza il popolo — continuava il Vescovo —
acciocché non si lasci sovvertire dalle insidiose parole di uguaglianza e libertà. Dite al popolo che i patrocinatori di queste idee sono nuvole senz'acqua, portate qua e là dai venti, sono alberi autunnali infruttuosi, affatto morti e sradicati». Può sorprendere più di un lettore lo scritto del Vescovo, anche oggi. Allora qualcuno pensò che il Vescovo avesse espresso una versione e una valutazione del tutto personale sugli avvenimenti francesi, ma assai lontana dalla realtà. Non mancarono, anche in seguito, cultori di storia che fecero dell'ironia sull'interpretazione da lui data alle parole chiave della Rivoluzione francese, ma travisarono la verità storica, cadendo, di conseguenza, in abbagli deformanti. (
Continua)
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