di
Lorenzo Dalponte
Nell’autunno
del 1996, quando sui mezzi d’informazione s’assisteva ad una
grande fioritura di interventi sul bicentenario dello scoppio della
Rivoluzione Francese, l’insegnante di una Classe Quinta della
Scuola Elementare di Madonna Bianca a Trento m’invitò a parlare
del Trentino durante le invasioni napoleoniche e della tragica
insurrezione delle popolazioni italiane.
Io
raccontai della resistenza opposta nelle nostre valli dalle
Schützenkompanien,
le
Compagnie dei Bersaglieri Tirolesi,
feci i nomi delle principali formazioni e dei loro capitani e quando
passai a narrare alcuni episodi degli scontri, una bambina alzò la
mano e mi chiese se fra i combattenti vi fossero anche donne. In
risposta io accennai alle Marketenderinnen,
alle Vivandiere ed ai loro preziosi servizi e volli ricordare il nome
del capitano della Compagnia di Primiero Giuseppina Negrelli (1790 -
1842), sorella del famoso Luigi Negrelli (1799 - 1858).
Ora
molti restano lietamente sorpresi alla notizia che nel Primiero,
sotto il nome di “Giuseppina Negrelli”, si sta formando una nuova
Schützenkompanie.
Perché
un gruppo d’uomini ha deciso di unirsi in Compagnia? È una
comparsa anacronistica la loro?
Certamente
non solo per cameratismo o per farsi fotografare mentre marciano. Li
unisce la volontà di rileggere le lezioni del passato e di far
rivivere importanti capitoli di storia locale e trentina. Senza di
loro, troppi fatti, troppe vicende storiche resterebbero nell’ombra.
Gli
Schützen
tornano perché non vogliono dimenticare. Si propongono di mantenere
vivi il ricordo e la ricchezza delle tradizioni della loro terra.
Non
accettano le disoneste manipolazioni e le distorsioni delle dure,
toccanti, ammirevoli vicende delle passate generazioni da parte di
chi comanda; vogliono conoscere la vita di quei contadini, di quei
popolani da cui essi provengono. Non accettano che le preoccupazioni
per l’oggi o per il domani facciano dimenticare il passato, anzi,
varcando la soglia del Terzo Millennio, desiderano portare con sé il
ricordo dei loro vecchi, ben visibili perfino nella confezione dello
storico vestito.
Per
gli Schützen
l’inestimabile eredità che una comunità lascia alle giovani
generazioni è la memoria storica.
Capitoli
salienti di queste memorie sono gli scontri armati contro Napoleone
ed i Francesi (1796 – 1810) e la mobilitazione dell’anno 1914 e
poi dell’anno 1915, allorché l’Impero Asburgico, già impegnato
contemporaneamente sul fronte serbo e russo, dovette sostenere anche
quello italiano, ed inizialmente ne affidò la difesa agli uomini più
anziani iscritti nelle Schützenkompanien.
A Malga “Sadole”, sul Lagorai, si conserva tuttora una fontana,
costruita dagli uomini di Primero nell’anno 1915.
Queste
formazioni, per sé, non avevano funzioni militari. Si esercitavano,
sì, all’uso delle armi da fuoco e al tiro al bersaglio, ma per
ragioni sportive, come fanno gli Svizzeri ancora oggi. Fedeli ad una
tradizione secolare, contribuivano a rendere solenni le feste
principali dell’anno, partecipavano alle sagre ed alle funzioni
religiose, sparando a salve per divertire la gente o per avvertirla
dei momenti solenni delle messe domenicali, la lettura del Vangelo e
l’Elevazione.
Oggi
le Schützenkompanien
si presentano con uno statuto chiaro, che le vincola all’osservanza
di precisi impegni sociali e religiosi, che escludono visioni
parziali o scelte politiche od adesioni partitiche: esse s’impegnano
a testimoniare la fede in Dio, a difendere la famiglia come cellula
primaria della società umana, a rispettare l’ambiente che li ha
accolti e visti crescere, magari salvandolo da speculazioni private.
Hanno
scoperto territori sconosciuti, ripercorso strade dimenticate,
esaminato criticamente vicende sommerse dal disinteresse e
dall’errore. Senza rivalse nazionalistiche. Anzi. In Trentino,
rivalutando il contributo delle culture locali, sono state le
Schützenkompanien
a parlare per prime d’Europa e di Regione Europea.
S’interessano
di cose antiche, dei capitelli lungo le strade poderali, perfino dei
cimiteri, non solo quelli di guerra. Arricchiscono di cultura i loro
incontri, organizzano feste ed attività sociali in aiuto agli
anziani. Ricercando e raccogliendo materiale prezioso, tornano a far
rivivere il patrimonio culturale e religioso delle valli.
La
conca di Primiero ha tratto un forte vantaggio economico dalla
presenza di tanti turisti che per un ricordo fotografico non colgono
solo la bellezza dei suoi monti, ma anche il volto degli abitanti, il
loro lavoro e le loro consuetudini. D’ora innanzi i graditi ospiti
avranno un’occasione in più e potranno riservare un click
anche per le simpatiche Vivandiere e per i disciplinati uomini della
Schützenkomopanie
“Giuseppina Negrelli” di Primiero.
Sono
certo che il compianto maestro Luciano Brunet, uno dei fondatori del
Centro Culturale “Voci di Primiero”, storico serio e scrupoloso
nonché narratore chiaro e piacevole, avrebbe scritto pagine
interessanti e stimolanti sul ritorno in valle degli Schützen. (Continua)
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