giovedì 28 marzo 2013

Adriano Guella


Insegnante, tenente di fanteria

L'isola di Cefalonia fu occupata il I maggio 1941 da paracadutisti italiani. Ritenuta di grande importanza strategica per il controllo del Mar Egeo e della Grecia, fu presidiata da un'intera divisione, la «Acqui», forte di undicimila uomini e cinquecentoventi ufficiali. A questi si aggiunse, nell'agosto del 1943, un contingente di truppe tedesche di circa tremila uomini.
Il 3 settembre 1943, l'Italia firmò l'armistizio con gli alleati anglo-americani, ma Re e Governo fuggirono da Roma verso Brindisi, lasciando la nazione nel caos, senza ordini precisi ai comandi militari e senza un piano di resistenza alla reazione tedesca. 
Adriano Guella
I Balcani furono occupati da diciannove divisioni tedesche che disarmano quelle italiane, e a Cefalonia il comando tedesco intima a quello italiano o di collaborare come prima, o di deporre le armi. Il comandante della divisione «Acqui», generale Antonio Gandin, presenta a sua volta, il 14 settembre, un ultimatum e fa circondare e bombardare il presidio tedesco. 
Dalla Grecia arrivarono squadriglie di aerei tedeschi che martellarono per sette giorni le postazioni italiane nell'isola, poi giunsero anche mezzi corazzati. Le truppe italiane resistettero, da sole, senza ottenere aiuti né dalla madre patria né dagli alleati, perdendo milletrecentoventicinque uomini e infliggendo all'avversario la perdita di millecinquecento soldati; il 22 settembre, non avendo più munizioni, dovettero cedere. Trecentoquarantuno ufficiali, compresi il generale Gandin e i comandanti di reggimento, e quattromilasettecentocinquanta soldati furono passati per le armi. Alcuni soldati trentini, altoatesini e bellunesi ebbero salva la vita perché appartenenti all'Alpenvorland. 
Tra gli ufficiali fucilati c'era il tenente Adriano Guella, di venticinque anni, nativo di Pranzo. Aveva frequentato gli anni del Ginnasio presso il Vescovile e poi era passato a Rovereto per ottenere la maturità magistrale. S'era iscritto all'Università di Napoli per frequentare Lingue orientali. Aveva svolto il suo servizio militare dapprima a Merano con il 180 reggimento fanteria della divisione «Acqui», poi era partito nel dicembre 1940 per il fronte greco-albanese con destinazione Corfù e Cefalonia. Sul rovescio della foto qui riprodotta scrisse: «Alla mia cara mamma, per dimostrarle che i disagi della guerra non riescono a intaccare il mio fisico e, tanto meno, il morale. Adriano». Solo dopo anni di inutile attesa, la notizia che Adriano non sarebbe più tornato fu comunicala dalle figlie alla vecchia madre. La donna, rimasta vedova, aveva il primogenito Arrigo, pure ex alunno del Vescovile, prigioniero degli inglesi in Egitto. 

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