martedì 26 marzo 2013

Nel Trentino bombardamenti a tappeto


Nell'agosto del 1943, per fiaccare psicologicamente l'Italia di Badoglio e obbligarla alla resa incondizionata, gli Alleati intensificano i bombardamenti su Milano, Torino, Genova, Roma, Napoli. Giungono anche sopra Trento. Né l'aviazione della Repubblica Sociale Italiana di Salò, né la Luftwaffe tedesca sono in grado di contrastare le loro massicce incursioni. 
Il 2 settembre 1943 una squadriglia di quadrimotori da bombardamento, le argentee fortezze volanti, compare sopra il Bondone, mentre a Trento l'ululo lancinante delle sirene da l'allarme. Le bombe, forse destinate a colpire il ponte di S. Lorenzo e la stazione ferroviaria, cadono sul quartiere della Prepositura, tra la torre Vanga e la chiesa di S. Maria Maggiore. Fu un sacrificio di vite umane: duecento le vittime, centonovantuno civili e nove militari, e la zona resa inabitabile. 
Ci si illudeva che il Trentino venisse risparmiato dai bombardamenti, ma in quell'occasione si capì che anche Trento e la linea ferroviaria, da Ala al Brennero, rientravano fra i bersagli dei bombardieri anglo-americani. La cittadinanza abbandonò in fretta il capoluogo, cercando una qualsiasi sistemazione nei sobborghi o nelle valli, presso parenti o amici. 
Nei mesi seguenti raramente passò giorno senza che le sirene non suonassero il loro angoscioso lamento ad avvertire la gente dell'imminente minaccia. I grossi aerei, sorvolando il lago di Garda, comparivano alti sul Bondone, scortati da aerei più piccoli, da caccia. Se ne avvertiva il lugubre
rombo e si vedevano grappoli di bombe cadere con un sibilo agghiacciante sulla linea ferroviaria, sul ponte dell'Avisio, su quello di S. Michele, quando non scomparivano più a nord, verso Bolzano, Innsbruck, fino a Monaco di Baviera a portare colà distruzione e morte. 
Per il Collegio Vescovile la catastrofe capitò il 13 maggio 1944, con il secondo bombardamento della città, che fece centoventinove vittime. Numerose bombe caddero sul cimitero, sui piazzali, sull'istituto, aprendo enormi squarci nei muri e mandando in frantumi le tegole dell'immenso tetto. Le parti più colpite furono la facciata principale e l'ala a sera, ove si trovavano gli uffici della direzione e della presidenza, con un prezioso materiale d'archivio che andò completamente perduto. Restarono sepolti sotto le macerie un anziano e stimato professore, don Beniamimo, e un fedelissimo servitore del seminario, Vittorio Marchiori di Saone. (Continua)
Effetti del bombardamento di Trento del 13 maggio 1944

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