giovedì 31 gennaio 2013

I bersaglieri e le vivandiere tirolesi


Strenna Trentina 1999, anno 79, pp. 108-109

A quindici anni dalla fondazione della prima Schützenkompanie del Tirolo italiano avvenuta a Mezzocorona e a dieci anni dalla costituzione della Federazione delle Compagnie Trentine, torniamo volentieri a parlare di questi uomini e di queste donne che intendono conservare e far continuare nel tempo una storica associazione delle nostre comunità montanare. 
Sono uomini e donne liberi, legati alla loro terra e affezionati alla storia della loro terra. Credono fermamente in alcuni valori morali e civici che considerano fondamentali: l'attaccamento alla famiglia, la fedeltà integerrima alla religione dei padri, il rispetto delle tradizioni e dei costumi dei propri paesi. 
Oggi, in un mondo che pure si professa pluralista e tollerante, a taluno questo comportamento appare retrivo e non più proponibile perché mal si concilia con una coscienza nazionale. È che per i Bersaglieri trentini il paese dove sono nati e cresciuti, "la piccola patria", in tedesco Heimat, è qualche cosa di più di un luogo geografico: è uno spazio vivo, che trova i suoi riferimenti nella casa paterna, nella chiesa e nella scuola; è un'entità viva, perché è alimentata dall'amicizia e dalla solidarietà che lega tutte le famiglie vicine, dall'allegria che si esprime nelle solennità e dalla condivisione che dà conforto nei momenti di lutto e di dolore. 
Le Vivandiere e i Bersaglieri trentini non hanno divise alla moda, perché, per sentirsi uniti al loro passato, preferiscono il vestito a festa dei loro vecchi, ma non intendono con questo isolarsi. Rispettano ogni altro raggruppamento che abbia finalità altruiste come i volontari della protezione civile, i vigili del fuoco, gli iscritti alle associazioni e alle organizzazioni combattentistiche e d'arma che si richiamano ad un servizio di difesa della società. Sanno di rappresentare, insieme, il Trentino perché sono radicati nel suo territorio e ne rappresentano la storia e le tradizioni. E sempre di più li vediamo protagonisti attivi nell'associazionismo culturale, ricreativo e sportivo delle nostre comunità. 
Gruppo di Vivandiere a Mezzocorona (foto Zotta)
Ma che ci fanno nelle compagnie le donne, si chiederà qualcuno? 
Le Vivandiere ricordano le Marketenderinnen del passato. Vivandiere deriva dal latino vivenda, che indica "le cose necessarie a vivere". Negli eserciti dei secoli passati, vivandiere era colui che procurava e vendeva vivande e generi di conforto ai soldati nelle caserme e negli accampamenti. Nella lingua tedesca suona Marketender, vocabolo che deriva dal basso latino e significa "trafficare merci". 
Nei tristi periodi di guerra e di mobilitazione, come durante la guerra di successione spagnola agli inizi del 1700 o durante le invasioni francesi fra il 1796 e il 1810, spettava agli uomini delle compagnie il dovere della difesa dei paesi e delle valli tirolesi, mentre alle donne, alle spose, alle madri, alle sorelle, toccava la cura del vettovagliamento e dell'assistenza ai feriti e agli ammalati. 
Si legga, al riguardo, quanto scrisse il giurista e storico di Trento Giovanni Angelo Ducati (1774-1844) nel suo manoscritto Cose avvenute nel Trentino dal 1796 al 1811: "Non ci fu un tempo che possa mettersi a paragone coll'anno 1809... L'Europa intera stupì all'eroico valore (dei Tirolesi) e agli immensi sacrifici recati sull'altare della patria. Non solo gli uomini, ma si distinsero anche le donne. Obbliando il sesso, divisero cogli uomini tutte le fatiche della guerra. Non temevano il lampo delle sciabole, né il luccicare delle baionette... I Tirolesi sapevano del resto vincere, ma non incrudelivano mai contro i feriti e i prigionieri. Davano i primi in cura alle loro donne che seguivano sempre appresso il campo di battaglia, portando viveri ai maschi e ai figli, attendendo a caricare i fucili. Esse medicavano loro le ferite, nel che avevano, come una volta le donne del Medio Evo, qualche esperienza e conoscevano delle erbe medicinali frequenti sui monti e ne spremevano i succhi salutari. Li trattavano alla pari dei loro congiunti e con quella sollecita attenzione che è il distintivo della donna al letto dell'ammalato. I prigionieri venivano distribuiti nelle case dei contadini ed erano ammessi alla loro mensa"(par. 79). 
Ai tempi nostri le Vivandiere delle Compagnie di Schützen marciano in prima fila portando di solito un mazzo di fiori, che vale un saluto e un augurio per il pubblico, o una botticina con unito, per mezzo di una catenina, un bicchiere di latta o un grande corno bovino. Botticina e corno sono portati a bandoliera e ricordano il ruolo di assistenza a favore degli uomini feriti, bisognosi di un sorso d'acqua o di vino per calmare la sete bruciante provocata dalla perdita di sangue e dalle infezioni. È solo un ricordo, perché questa pietosa opera di soccorso, oggigiorno, è compito dal personale della Croce Rossa, universalmente riconosciuta e incoraggiata dalle convenzioni internazionali. Alle soglie del Terzo Millennio, in tempo di pace, la presenza delle Vivandiere non è più legata a servizi logistici precisi, ma non è nemmeno solo folclore: negli incontri sociali o nell'accoglienza degli ospiti spettano loro incarichi preziosi come la cura dell'ambiente e la preparazione delle mense.
Oggi, Bersaglieri e Vivandiere, Schützen e Marketenderinnen, sanno di essere una tradizione vivente, perché si appellano a un passato che non vogliono dimenticare. Amano la loro terra come amano le loro famiglie. Sanno che non c'è albero senza radici. Vivono, senza dubbio, di ricordi, dai quali attingono insegnamenti, singolarmente e come gruppo, però li richiamano senza alcuno spirito sciovinista o razzista. I Trentini che vogliono bene alla loro terra sono tanti, sono la totalità. Tra di loro ci sono anche queste Compagnie di Schützen e di Vivandiere che apertamente ricordano le vicende passate perché esse rappresentano il contenuto dell'identità trentina. Con questo intendono entrare nella Nuova Europa, convinti di portare ad altri Paesi un significativo contributo di storia e di tradizioni. 
Una volta facevano pure parte delle Compagnie gruppi sportivi e bande musicali. Nella nostra società una simile convivenza, ora, non è più possibile e così le fanfare vivono a sé, anche se mantengono comune e operante il valore del cameratismo e la fedeltà all'eredità dei padri e alla religione. 
Restano gli Schützen e le Vivandiere, gente seria e responsabile. La loro presenza, talvolta, è fatta di poco, d'un sorriso, d'un fiore o d'un augurio, ma è sempre coraggiosa e pubblica: offre continuità alla storia, offre amicizia, sicurezza e impegno nel sociale per oggi e per il domani. 
Lorenzo Dalponte 

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