lunedì 25 marzo 2013

Marisa Segata vive nel ricordo


Annuario del collegio arcivescovile di Trento, 1991/1992, n. 58, pp. 129-130

Terminati gli studi di ragioneria nell'estate del 1981 presso il Collegio Arcivescovile, Marisa Segata cominciò subito a lavorare nell'azienda del padre Fausto, proprietario, a Sopramonte, di un fiorente stabilimento per la lavorazione delle carni. Conseguì nel giro di pochi anni tale esperienza e competenza da assumere la responsabilità di tutto il settore commerciale, degli acquisti e delle vendite. 
Nella notte del 25 agosto scorso avvenne il mortale dramma. Marisa rientrava da Rovereto sull'autostrada con la sua Lancia Delta e, per cause che non si conosceranno mai, andò a cozzare contro il guard-rail all'altezza dell'abitato di Nomi sfondandolo e piombando nell'Adige. 
I funerali ebbero luogo nel pomeriggio del 27 agosto, nel paese natale. Un'immensa folla di uomini e donne, di giovani soprattutto, gremì l'ampia chiesa di Sopramonte e il piazzale antistante. Nel cuore di ognuno c'era un grande smarrimento. Gli occhi si posavano muti e tristi su quella bara, posta davanti all'altare, al posto d'onore. Nel primo banco, lì accanto, c'erano i genitori ed i fratelli, col volto pietrificato dal dolore, ma composti e pieni di dignità, che stringevano in silenzio la mano di centinaia di persone che sfilavano loro davanti mormorando parole di cordoglio e di intima partecipazione al grave lutto. 
Dopo le solenni esequie la folla non si sciolse, ma si incamminò in un lungo corteo dietro i sacerdoti e il feretro salendo su verso la collina dove è situato il camposanto. Voleva essere presente con i familiari al momento di dare l'estremo saluto alle spoglie mortali di Marisa. Nessuno dei presenti dimenticherà facilmente quegli attimi quando il sacerdote benedisse nuovamente il feretro e gli amici lo sollevarono per portarlo alla tomba. C'era in tutti un grande silenzio, e un nodo alla gola che levava ogni parola! 
Quella partecipazione di popolo era indubbiamente rivolta alla famiglia Segata. Era pure un tributo diretto a Marisa, alla sua giovinezza, al successo del suo lavoro. Già sui banchi di scuola era apparsa una giovane di doti distinte e polivalenti, con una personalità forte e brillante, aperta a molti interessi. Alle grosse responsabilità del suo ufficio si era preparata con buona volontà, con soggiorni impegnativi di studio in Germania e in Inghilterra. Se la sua foto rende viva l'immagine del suo volto felice e dall'aperto sorriso luminoso, le espressioni dei familiari nell'annuncio di morte hanno indicato il suo ritratto morale ancora più bello e significativo: 
«L'amore della famiglia 
la gioia del lavoro 
il culto dell'onestà
e l'altruismo 
furono realtà luminose 
della sua vita.» 
Orgogliosa della sua famiglia, dei genitori, dei due fratelli e delle due sorelle, attiva e risoluta nel lavoro, con una dirittura d'animo eccezionale, serbava nel segreto del cuore gli atti di una generosità personale, sconosciuta, diretta a fare del bene, ma di nascosto. ogni qualvolta scopriva un bisogno. Soltanto dopo la sua scomparsa i familiari ebbero conoscenza della sua carità. Qualche settimana prima, con la collaborazione di amici, aveva spedito un carico di viveri in Iugoslavia, senza dire nulla. 
Cara Marisa! Non vogliamo fare di te una giovane d'eccezione, una mezza eroina. Non ti facciamo monumenti, se non nel cuore. Ti teniamo giovane e bella e felice come ti abbiamo conosciuto. Trent'anni di vita sono pochi, sono i primi e per molti di noi sono ancora di preparazione. Ma tu in questi brevi anni hai lasciato già un'eredità: quelle realtà che i tuoi familiari giustamente chiamano luminose. Ora il tuo nome ci invita al ricordo e al rimpianto e ci insegna nello stesso tempo il valore delle lagrime e della preghiera. È stato bello averti incontrata e conosciuta, Marisa. Per i tuoi cari e per noi tutti stai ora diventando una fonte di luce e di speranza. 
L.D.

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