Nativo di Predazzo, consacrato sacerdote nel 1897, cappellano di S. Pietro in Trento e dal 1902 padre spirituale presso Il Collegio Vescovile.
Allo scoppio della guerra con l'Italia si sarebbe potuto fermare a Trento con un certificato di «indispensabilità per la carica occupata», perché delle persone ragguardevoli erano intervenute a suo favore presso la polizia. Scelse in un primo momento di accompagnare i profughi fino a Salisburgo, confortandoli in quei tristi viaggi aiutando soprattutto i vecchi e le mamme con bambini. Fece con loro più di un viaggio, rientrando poi ogni volta a Trento.
Don Tomaso Boninsegna |
I colleghi del Collegio affermano che don Tomaso ricordava raramente questo suo soggiorno. Era un uomo molto austero, di poche parole, che non guardava indietro. Solo dalle testimonianze di numerosi profughi si poté conoscere l'intenso lavoro da lui svolto nella città, non solo per l'assistenza religiosa quotidianamente offerta, ma soprattutto per le prestazioni caritatevoli.
Quando nell'autunno del 1915 la luogotenenza di Innsbruck ordinò a 10 colleghi sacerdoti del Collegio di lasciare il Trentino e cercare una sistemazione a Salisburgo perché sospettati di irredentismo, don Boninsegna cercò di assisterli in più modi, come pure intervenne ripetutamente presso l'Ispettorato scolastico di Innsbruck in aiuto del Direttore del Collegio Vescovile, mons. Depellegrin, per ottenere l'autorizzazione allo svolgimento degli esami semestrali e di maturità; per gli alunni privatisti e militari.
Nel giugno 1916, su invito del Commissario Vescovile mons. Dalpiaz, passo a Vienna, come prefetto di disciplina nel convitto aperto nella capitale per gli studenti profughi del Trentino e del litorale triestino che si trovavano nelle zone danubiane. Nel convitto, aperto nell'estate del 1916 con il finanziamento del Ministero degli Interni, in via Mariahilfergürtel nel XIV quartiere di Vienna, trovarono ospitalità numerosi studenti del Collegio Vescovile, circa 30. Frequentavano i corsi di applicazione in lingua italiana di via Rainergasse, inaugurati fin dall'autunno del 1915 dal Comitato di Soccorso per profughi meridionali, alla direzione de quali era stato chiamalo il prof. Arturo Tingler, ex preside del Ginnasio Imperiale di Trento. Onesti espresse parole di lede all'indirizzo degli studenti del Collegio Vescovile, "che si distinguevano dagli altri e per la disciplina e il contegno, e nello studio e nel profitto".
Nel lusinghiero giudizio c'era anche il risultato del lavoro educativo di don Boninsegna. Secondo la promessa fattagli, egli avrebbe dovuto essere il direttore del convitto, ma gli fu affidato all'inizio l'incarico di prefetto di disciplina e poi, alla fine del marzo 1917, fu messo in libertà con buon garbo, e il convitto fu assegnato in toto a Padri Salesiani di nazionalità tedesca che parlassero bene l'italiano.
Don Tomaso non drammatizzò il fatto e ritornò ad Innsbruck dove la sua opera era particolarmente desiderata. Il 1917 fu "l'anno della fame" per l'impero austroungarico. Nei negozi delle città non si trovavano nemmeno patate. Don Boninsegna si industriò con ogni mezzo pur di procurare anche piccole quantità di cibo per i suoi bisognosi. Rientrò a Trento nell'autunno del 1918 assai provato nella salute, anche se era di costituzione robusta, ed aveva una corporatura da gigante buono. Nel 1919 divenne arciprete di San Pietro a Trento e canonico onorario. (Continua)
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