La Madonna di Dasindo porta in grembo il Bambino Gesù e per il passato le mamme della valle che avevano un neonato ammalato ricorrevano con particolare devozione e fiducia alla sua intercessione. Ma anche gli uomini onoravano nella fede e nella preghiera questa immagine taumaturga partecipando sempre numerosi alla solenne processione dell'Assunta di agosto. E il corteo degli uomini si diceva:
"... che si svolgeva lungo e devoto per le strade del paese precedendo i sacerdoti e la statua della Madonna che in quella circostanza appariva con una bellissima collana al collo, dono fatto alla madonna nel 1737 dall'ingegnere Fortunato de Prati, nativo di Dasindo e residente per ragioni di lavoro a Budapest in Ungheria".
L'ingegnere de Prati fece pervenire la collana all'arciprete di Lomaso, don Bernardino Amistadi, per mezzo del fratello Girolamo che munì della seguente lettera:
"Reverendissimo e religiosissimo signor arciprete,
sono già 37 anni passati che mi trovo assente dalla mia patria; perciò bramerei pure di molto volentieri vedere la medesima, ma la molteplicità dei miei servigi davanti alla Signoria Suprema non mi permettono di partire dalla mia funzione; onde, per le sole seguenti cause, convienmi necessariamente mandare da qui a Dasindo in spedizione mio fratello carnale Girolamo, per abboccarsi specialmente con la V. S. Rev.ma solamente. Ondeché è da sapere che un gran signore (il quale per ora non voglio nominare) è stato graziosamente regalato da S. Maestà Cesarea con una bellissima collana di oro puro, in cui pende un parato ovvero portreit. Per altro questa ed altre simili regalie devono perpetuamente rimanere in eredità alli successori di questa famiglia, per eterna memoria della grazia di S. Maestà Cesarea; ma il mentovato gran Signore non avendo successione, e morendo egli si estingue anche il ceppo della sua famiglia, avendo il medesimo altresì gran facoltà, e non essendo necessitato di vendere questo cesareo donativo per aiutarsi, perloché mi sono con ogni diligenza applicato di persuaderlo acché donasse questo regalo a qualche chiesa per maggior onore e gloria di Dio; al che, scorgendo il mio desiderio, per secondare la mia brama, consegnò a me e al mio arbitrio di donarlo perpetuamente a qualche Madonna miracolosa. Così che fu mia principale attenzione di procurare questa bellissima gioia per la S.ma Vergine Maria di Dasindo, come per appunto con profondissima umiltà e rispetto trasmetto.
Perciò si degni V.S. Rev.ma di ricevere questo regalo e senza dilazione di tempo di subito appenderla al collo della Madre Santissima Vergine Maria di Dasindo, a cui si dà e si dona in perpetuo questa gioia con le seguenti condizioni e osservazioni.
Primieramente avrà la bontà la V.S. Rev. ma di trasmettere una ricevuta che gli sia capitata, indennizzata e ricevuta inalterabilmente questa gioia, senza illisione alcuna.
Secondariamente si deve anche dare un autentico reversale di sicurtà che questa collana imperiale con suo parato di gioie non sia mai imprestato ad altre chiese, non sia mai impegnato, né tampoco venduto, quantunque la chiesa fosse in estrema necessità o cadesse o venisse diroccata, devesi tuttavia lasciare e conservare detta gioia intatta.
Dippiù quando nelle solennità si addobba la accennata Madonna con detto regalo, questa non deve in alcun modo essere maneggiata nè tampoco toccata da alcun rustico contadino, ma devesi sempre impiegare qualche divoto e onorato sacerdote per addobbare con questa la S.ma Vergine Maria del che assicurandomi, mentre mio fratello a V. S. Rev. ma darà con più prolisso discorso piena informazione.
Detta collana poi consiste di 9 sponde in lunghezza, in cui pende un parato del nostro sovrano Imperatore Carlo VI impresso nell'oro e d'altra parte con questo simbolo scritto: Constantia et Fortitudine; è virtuosamente attorniato ed arricchito con 104 diamanti, col numerarsi al disotto dodici pezzi di brillanti di straordinaria grandezza.
Sto attendendo da V. S. Rev. ma una benevola risposta; ed in avvenire non sarò dannoso alla chiesa di Dasindo, se però si degnasse di quando in quando di scrivermi, e già prima d'ora sarebbe stato fatto molto bene a quella, ma solo la mancanza di corrispondenza ciò impedisce. Con che costantemente resto.
Buda, li 4 febbraio 747
C.or.mo Servitore e figlio parrocchiale Fortunato de Prati
Imperial Cav. Ingegnere del Regno di Ungheria
P.S. - V. S. Rev.ma mi troverà nel libro del Battesimo che io sono nato a Dasindo e battezzato a Lomaso l'anno 680 di questo dal parroco Betta".
Il testo merita alcune spiegazioni.
1)Carlo VI d'Asburgo, dal 1711 al 1740, è imperatore d'Austria e Re di Ungheria. Fece di Vienna, Budapest e Trieste le più belle città del mondo. Introdusse il catasto nelle nostre terre. Aveva un' unica figlia, Maria Teresa, che come donna per la legge salica restava esclusa dall'eredità dell'Impero. Carlo VI ottenne il consenso della potente aristocrazia ungherese, di accettare Maria Teresa come Regina, concedendo all'Ungheria ampie libertà sul piano fiscale e militare.
2)La collana è dunque un regalo dell'Imperatore Carlo VI ad un grande magnate ungherese ed è opera del più famoso orefice dell'epoca, del viennese Von Becker.
3)La collana è lunga 9 "sponde" cioè 9 palme, ossia 180 cm. -E' di oro puro, massiccio. E' formata di doppi anelli, ha un medaglione (=parato) con il volto di Carlo VI, arricchito di 12 grossi brillanti e di 104 diamanti.
4) Questo grande Ingegnere Fortunato de Prati, è vissuto lontano ma ha il cuore legato alla sua terra e alla sua chiesa. Si firma "servitore e figlio parrocchiale", è "nato a Dasindo e battezzato a Vigo" dal parroco don Pantaleone Betta, originario di Malgolo (Valle di Non) e arciprete del Lomaso dal 1651 al 1694.
5)Alla vigilia del Terzo Millennio si ricordino i contemporanei e i posteri della fede e della devozione alla Madonna dei loro grandi.
1. La collana della Madonna di Dasindo è citata anche in un articolo scritto dal fondatore della cooperazione trentina don Lorenzo Guetti in data 16 luglio 1887 sul giornale "La Voce Cattolica". Don Guetti auspicava che tale collana fosse venduta rifacendone un' altra uguale nella forma ma di poco valore; così facendo non si sarebbe più pagato l'equivalente d'imposta e con il guadagno si sarebbe potuta conservare meglio la chiesa monumentale di Dasindo
La trascrizione della lettera originale fatta da monsignor Dalponte (Gentile cortesia Ennio Lappi) |
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