giovedì 14 marzo 2013

Racconto natalizio... dal vero! RITORNO!


Strenna Trentina 1989, anno 68, pp. 25-27

Un uomo si staccò, lentamente, dal confessionale; chiuse, lentamente, lo sportello e lentamente andò a cercarsi un angolo più appartato della chiesa. A capo chino cominciò a biascicare il Padre nostro della Penitenza, mentre avvertiva nell'animo venir su profonda una grande pace ad avvolgere ogni suo pensiero. Era la vigilia di Natale e un po' di pace, finalmente, c'era anche per lui. 
Quando il sacerdote uscì dal confessionale e s'avviò verso la sacristia, l'uomo lo seguì con gli occhi, pensoso e grato, poi raccattò il suo cappello e lentamente, avvolgendosi nell'ampio mantello nero, s'avviò verso l'uscita. Fuori il sagrato tutto bianco di neve era un brulichio di cristalli scintillanti sotto i raggi della fredda luna. L'uomo fece alcuni passi verso il muricciolo oltre il quale c'era il cimitero, con tanti cumuli di neve che indicavano le tombe. Si fermò un attimo a guardarne una che pareva spalata di fresco, coperta da un mazzetto di frasche verdazzurre. «Sarà stata lei, povera cara,» — disse tra sè, levandosi il cappello. Poi s'allontanò, piegando verso destra, giù tra le casupole appiattite del paese. Si sentiva ancora qualche passo lesto e solitario perdersi nella notte e da due casolari arrivava un uggiolare di cani. Davanti a una casa massiccia e ben recintata, la sua abitazione, l'uomo incontrò Tonio il famiglio più vecchio e più fedele che rientrava. — «Tonio, dì a Maria che ritornerò tra un'ora. Dalle una mano a preparare qualche cosa... per Natale. Vado laggiù a vedere... quel bambino! Dillo a Maria!». «No, non credo, non lo posso credere! Sarebbe troppo bello! è impossi-bile», rispondeva la giovane donna alle parole di Tonio. Si teneva la fronte con le mani, come per metter quiete in quella burrasca di speranze e di angosce che le si scatenava dentro. Un tumulto di ricordi ora l'assaliva. Non c'era stata pace in quella casa dal giorno in cui suo fratello Bruno aveva affrontato il padre, là sui campi, mentre stavano ripulendo le zolle dalle cattive erbe. — «Babbo.., voglio sposarmi; sposerò Lucia!». Il vecchio contadino aveva lasciato cadere la zappa come sotto una mazzata. Si era volto verso il figlio con un lampo di cocciuta fierezza nello sguardo. «Te lo devo ridire? Quella non è gente per te. Con i suoi ho sempre avuto da questionare. È gente balorda, ti ripeto, stupidamente gelosa». — «Papà, ma lei non ha colpa. Noi ci vogliamo bene». — «Di quella famiglia non voglio nessuno in casa... In casa comando io: E se la vuoi, portala altrove, ma non da me». Bruno se n'era andato, altrove. Aveva cercato lavoro presso un'impresa edile locale e si era sistemato alla bell'e meglio in una misera casetta, mezza abbandonata dai proprietari che erano emigrati; e aveva sposato Lucia. Erano già passati alcuni mesi senza che tra padre e figlio ci fosse un tentativo di riconciliazione. Il primo era restato solo a lavorare i campi con il vecchio Tonio, e Bruno continuava il suo lavoro di manovale muratore; incontrava di quando in quando Maria, la sorella, che ogni volta lo salutava affettuosamente, ma con gli occhi umidi pieni di tristezza. Un pomeriggio d'autunno, Bruno tornò alla casa paterna e alla sorella, che lo guardava attonita, disse solo: «Mi è arrivata la cartolina militare. Sono richiamato. Vorrei salutare anche papà e raccomandargli la mia famiglia». La sorella, sgomenta, lo aveva fatto sedere ed era andata subito sui campi a cercare il padre. Ma l'uomo non s'era mosso; ancora una volta aveva ripetuto con voce seccata, che per lui, Bruno, era partito da un pezzo e che non voleva più incontrarlo. Più tardi l'uomo era rientrato e aveva chiesto di Bruno. Gli era venuta in mente la prima guerra mondiale, quando la cartolina era arrivata anche per lui. Sapeva bene che in guerra vanno tanti, ma non tutti ritornano! Aveva trovato Maria che piangeva e Bruno era partito. Poi gli avvenimenti erano precipitati. Poche settimane dopo era giunto il telegramma del Comando Militare con l'annuncio che Bruno era caduto sul fronte, e Lucia, la giovane sposa ch'era in attesa della sua prima creatura, sconvolta dalla notizia, ebbe un collasso e venne portata urgentemente all'ospedale. Morì dopo aver dato alla luce un bambino, che al battesimo fu chiamato col nome del papà, Bruno. Fu lei, Maria, a sopportare i penosi contraccolpi dei due drammi. A nulla valsero le sue preghiere e le sue lacrime: il genitore, più cocciuto di un mulo, mantenne il suo rancore e non si mosse dalla sua decisione. Disse alla figlia di sistemare il bambino presso qualche famiglia e di pagarne le spese; ma in casa non lo volle. E Maria aveva affidato il bambino alle cure della moglie del portalettere che aveva già due bambini più grandicelli. 
Erano ormai passati tre anni da quei tristissimi giorni e la guerra continuava ancora, anzi si era fatta più vicina. Altre famiglie erano in lutto e in molte aumentava l'angoscia per i tragici eventi bellici. 
Anche quell'anno era arrivato Natale e pareva rendere ancora più acuto in ogni vivente il desiderio e il bisogno di pace. In quella vigilia, l'uomo, uscito di chiesa, non era tornato a casa. Dopo aver incontrato Tono, aveva raggiunto con passi lenti e decisi la casa del portalettere, là in fondo al paese, che come tutte, era sepolta nell'oscurità. Era guerra e nessun segno luminoso doveva attirare l'attenzione di qualche bombardiere notturno. L'uomo si fermò un attimo sulla porta ad ascoltare le allegre voci dei bambini. Quando bussò e gli fu aperto, vide la sorpresa negli occhi della donna: «Sono qui», balbettò quasi sottovoce, «per vedere.., il mio nipotino» - «Venite, entrate pure», soggiunse la donna e lo precedette in cucina, rivolgendosi al più piccolo dei tre bambini: «Bruno, è venuto il nonno, vieni, vuol vederti!» - «Il nonno?» - L'uomo, entrato, diede uno sguardo rapido a tutti quanti, poi s'avvicinò d'un passo a quello che aveva parlato e che la donna gli conduceva vicino. Una commozione profonda lo prese e gli attanagliò la gola. In quel bellissimo piccolo dagli occhi sgranati gli parve di vedere suo figlio bambino. Allora lo sollevò sulle braccia dicendogli: «Bruno, vuoi venire dalla zia Maria?» - «Dalla zia Maria?» aveva prontamente risposto il piccolo, «si, si andiamo...» e batteva le mani dalla felicità. 
Prima di andarsene l'uomo levò di tasca alcune banconote che mise sul tavolo. «Grazie di tutto, buona donna, anche... di non aver parlato male di me a questo bambino». - «Oh! no, no, vostra figlia gli portava ogni volta i saluti del nonno», fu la risposta della donna. Quando l'uomo varcò la soglia della sua casa, col nipotino avvolto sotto il mantello, ci fu un'esplosione di sorpresa e di giubilo tra Maria e il piccolo Bruno che aperse subito le braccia tendendole convulsamente verso la zia. Lei se lo prese in braccio, lo baciò ripetutamente, sballottandolo in festa. Tutta eccitata guardava riconoscente il padre, mentre grossi lacrimoni le scendevano per le gote. - «Ah! Vi conoscete bene voi due», commentò l'uomo mentre appendeva il mantello alla porta. Tradiva anch'egli una grossa commozione. E quando il vecchio Tonio accese le candeline dell'albero, tra gli scoppi di meraviglia e i battimani del nipotino, e con la sua voce bassa, baritonale intonò il canto «Tu scendi dalle stelle», il nonno prese una sedia e vi piegò sopra un ginocchio, accompagnando anche lui con voce rotta e poi piana il canto dei suoi cari. Sentiva che in quella notte di Natale Gesù Bambino era davvero ritornato a casa sua. 
Lorenzo Dalponte 

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