martedì 2 aprile 2013

Monsignor Dalponte: un grande maestro

Intervista a Paolo Cainelli
Alunno e insegnante dell'arcivescovile durante la presidenza di mons. Dalponte dell'istituto tecnico commerciale dal 1971 al 1992

Monsignor Dalponte fu per me un grande maestro e ricordo di aver vissuto con lui una grandissima esperienza

Cosa si ricorda della personalità di mons. Dalponte?
Era una persona raffinatissima nei rapporti, addirittura dava del voi. Usava un' estrema delicatezza nel rapportarsi con le persone. Ricordo un episodio con un ragazzo a cui avevo dato in pagella voto 5 nonostante la media fosse quella del 5 e mezzo. Mons. Dalponte mi aveva telefonato il giorno dopo ma impiegai 10 minuti prima di capire che mi stava richiamando per la valutazione che avevo dato a questo ragazzo. Ciò a dimostrazione dell'estrema delicatezza e comprensione che usava nei rapporti. Era una persona molto carismatica e fu per gran parte merito suo se la scuola divenne popolare in tutto il Trentino. Significativo è il fatto che ancora oggi le vecchie classi della ragioneria durante la presidenza del Dalponte si ritrovano a testimoniare il clima positivo e di unità che si era creato al loro interno.

Si ricorda altri particolari episodi/aneddoti vissuti all'Arcivescovile?
Conosceva tutti i nomi di ogni singolo ragazzo (erano più di 300!) e instaurava un rapporto con ognuno di loro. La mattina accoglieva dapprima i professori e poi gli alunni al di fuori della scuola.
Un episodio significativo mi è rimasto impresso: accadde che un ragazzo aveva sparato involontariamente all'interno dell'arcivescovile ad un altro ragazzo ferendolo gravemente. Monsignor Dalponte corse in duomo e si gettò letteralmente in preghiera sull'altare ed ebbe la grazia visto che il ragazzo riuscì a cavarsela.
Ricordo inoltre con piacere che ha 11-12 anni quando frequentavo le medie dell'Arcivescovile ci ha portato in Svizzera sul lago di Costanza e ci fece assaggiare il pane nero con il miele dai Pallotini; fu un esperienza eccezionale per l'epoca.
Nell'ultimo periodo della sua vita, quando soffriva ormai di problemi di cuore conservo un bellissimo ricordo di lui: durante le mattinate di lezione lo si vedeva percorrere a lungo il piazzale dell'arcivescovile mentre recitava il Rosario; era un bellissimo esempio per i ragazzi.

Al di là della scuola ha vissuto altre esperienze con mons. Dalponte?
Ho accompagnato varie volte monsignor Dalponte in montagna. Amava camminare e ancora a 70 anni talvolta camminava nei fine settimana. Ricordo di averlo accompagnato al passo Pertica per vedere i luoghi dove era stata vissuta la tragica vicenda di Leonhard Dallasega e di don Mercante, parroco di Giazza. Ricordo in particolare in quell'occasione che scendendo da un sentiero a un certo punto ruzzolò giù senza controllo per una decina di metri. Fu molto strano perché il sentiero non presentava grossi ostacoli e non sembrava che monsignor Dalponte fosse inciampato. Nonostante il grande spavento riuscì tuttavia a proseguire la camminata.

Le ha ancora parlato delle sue ricerche storiche?
Faceva spesso riferimento nei suoi discorsi alle vicende storiche che stava studiando. Era un grande appassionato di un particolare tipo di storia: quella sconosciuta o che non era stata celebrata dalla storia ufficiale; quella popolare legata alle vicende più piccole ma non per questo meno importanti. Non a caso usava chiamare le sue ricerche storiche “piccoli medaglioni”.

Vi sono alcuni articoli pubblicati da monsignor Dalponte in cui difendeva le scuole private. Ricorda di aver parlato con lui a questo proposito?
Come direttore ricordo che aveva tenuto due lunghi discorsi in difesa della scuola privata che lui stesso aveva fondato. In particolare alla fine della terza liceo e dopo gli esami di maturità; riteneva che come lo stato sosteneva la lirica a maggior ragione doveva sostenere anche una scuola libera dove un genitore potesse scegliere la scuola a cui mandare il figlio.

Ci può descrivere il legame del Dalponte con il mondo degli Schützen?
Era senza dubbio un convinto sostenitore degli ideali degli Schützen e collaborò con loro fino a poco prima della morte. Voleva chiarire a tutti i costi la diffidenza che la gente nutriva verso il mondo tedesco e verso gli Schützen (Il padre stesso di monsignor Dalponte era molto scontroso nei confronti degli Schützen). In particolare con numerose ricerche storiche mise in risalto lo spirito di fratellanza che in molte occasioni andò ad instaurarsi tra gli Schutzen e gli alpini durante la prima guerra mondiale.








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