venerdì 29 marzo 2013

El dos dele strie


in Valle Lomasona - Dasindo di Lomaso

Stria deriva dal latino striga, in italiano strega, che nelle opinioni popolari del Medioevo si riteneva fosse una donna maligna che aveva promesso la sua anima al diavolo in cambio di straordinari poteri in vita, impiegati nel creare danni alla gente. Si credeva che le streghe procurassero del male nei modi più inverosimili e scatenassero volentieri tempeste e grandinate sulle colture dei contadini.
Abitavano nei fondovalle e nelle grotte delle montagne, sapevano trasformarsi in animali, gatti, cani, serpenti, volpi. Erano in grado di volare a cavallo di una scopa o di un bastone e rubavano bambini per cibarsene con i demoni nelle notti di orgia. Con l'oscurità entravano anche negli abitati e nelle case, dove le stanze si costruivano a livelli diversi, perché questi esseri malefici potessero inciampare e cadere.
Solo la Croce di Cristo Salvatore poteva fermare il loro cammino.
Gli antichi abitanti della Comunità Lomasina immaginavano che el Bus della Giana,1 posto in alto sopra la Valle Lomasona, sulla parete Ovest di Monte Casale, fosse l'abitazione della regina delle streghe. Eressero pertanto una grande Croce di legno su uno dei dossi all'uscita dalla valle, ed altrettanto fecero gli abitanti dell'Alto Bleggio all'uscita della Val Marcia. Lo chiamarono el dos dele strie: fin lì potevano arrivare diavoli e streghe, ma non oltre.
Alla vigilia del Terzo Millennio i giovani di Dasindo hanno sostituito la croce vecchia e fatiscente con una nuova. Non per timore degli spiriti maligni della Valle Lomasona o per rievocare le superstizioni degli antichi abitanti; poveri e impotenti davanti ai malanni della vita, ma per ricordare la loro fede. La Croce, per il cristiano, è strumento di salvezza, è l'albero della vita. La sua presenza non è solo memoria, è religione sempre viva e benefica.

Lorenzo Dalponte
Vigo Lomaso, 23 dicembre 1999

1."El bus dela Giana" è un antro ampio e profondo come una casa, posto sul fianco Ovest del Monte blestone. E’ antichissimo. Noto a tutti gli abitanti del Lomaso, anche ai più piccoli, è stato esplorato però solo da qualche coraggioso con doti alpinistiche, in quanto il suo accesso è situato proprio sulla parete di roccia sottostante il Monte San Martino e alto una quarantina di metri dal limite del bosco. Il toponimo risale molto probabilmente al tempo della dominazione di Roma, quando si fermarono in valle i primi colonizzatori romani. Essi portarono con le loro divinità anche il culto di Diana, la Dea della caccia, dei boschi e delle sorgenti. Diana è la forma più antica per Djana e Jana, con la “J” consonantica, che per legge fonetica si sarebbe trasformata in “G” perdendo la “D” iniziale, così come avvenne con “djurnalis” che diventò “giornale”. “BUS” deriva dal latino “buca” e “ bucus”, con il significato di apertura o antro. La Valle del  Lomasone, così ricca di acque, di sorgenti e di foreste, dovette sembrare ai Legionari Romani il regno ideale di questa “Dea” e immaginarono la sua dimora nel misterioso antro. Da qui la denominazione tramandata nei secoli “del bus dela giana” o anche “bus dela vecia giana” per sottolineare l’antichissima derivazione di questo antro naturale. 


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