Annuario del collegio arcivescovile di Trento 1963/1964, n. 30°, pp. 1-2
Si registrano ai nostri giorni episodi di tale inciviltà e ineducazione che non si vede altra strada, almeno per limitarne la frequenza, che riportare un po' di galateo ancora sui banchi della scuola e aiutare coloro che hanno nelle mani l'avvenire della società a vestirsi fin d'ora di quegli atteggiamenti e di quelle espressioni che formano "le buone creanze".
Conforta in questo senso la costatazione che più di un alunno richiamato ed ammonito per qualche sguaiatezza manifesta un sincero rincrescimento ed aggiunge a mezza voce con un tono di sorpresa: "Non ci avevo pensato, nessuno me lo aveva detto".
Evidentemente non sono affermazioni che possano giustificare un atto o una parola maleducata. Il buon senso un attimo di riflessione sono sufficienti per richiamare ad ognuno le regole più elementari dell'umana convivenza e del reciproco rispetto. Pur ammettendo che molte infrazioni alla buona creanza sono da ascriversi più a superficialità che a cattiveria, almeno presso i nostri alunni, ci pare comunque opportuno, anzi urgente, porre l'accento su questo problema come parte assai importante nella formazione sociale e culturale delle giovani generazioni. Tanto più che oggi, con lo sviluppo della civiltà contemporanea, l'incontro tra gli individui e tra i popoli è reso molto frequente e quando ci tocca da vicino, nel raffronto che ne nasce, si scoprono negli altri atti di così squisita gentilezza che onestamente dobbiamo confessare di non averli da parte nostra neanche immaginati.
Invitiamo pertanto i nostri alunni a riflettere su quest'aspetto della vita nostra. Se per rendere possibili e di comune soddisfazione le grandiose emigrazioni automobilistiche della bella stagione vi sono delle norme di fondamentale importanza, accettate dal codice stradale di tutte le nazioni, è necessario pure che i giovani riconoscano ed apprezzino altri principi, comuni ormai alla civiltà di ogni paese.
Vi sono anzitutto dei doveri sociali che non si possono infrangere senza cadere nella più evidente e grossolana ineducazione, come il salutare sempre e da per tutto le persone che si conoscono, lo scoprirsi il capo inchinarsi davanti ai ministri di culto e alle signore, il cedere il passo o il posto, per es. sui trams, ai vecchi, ai bambini, alle donne, il camminare sul lato verso la strada quando si accompagna una persona di riguardo sul marciapiede, il saper fare due chiacchiere senza accendere subito una sigaretta, l'osservare la puntualità e via dicendo. Vi sono delle cose che erano ovvie per il passato quando la famiglia educava di più e il cinematografo aveva un linguaggio più corretto, che occorre oggi richiamare e raccomandare, e non solo ai più piccoli nostri alunni, di non mettersi per es. le dita nel naso, di coprirsi la bocca quando si sbadiglia, di non masticare con le labbra aperte, di non parlare con la bocca piena, di non alzarsi da tavola con lo stecchino tra i denti e di non ruminare chewing-gum e tener le mani in tasca quando si parla con un superiore. E espressione di inciviltà l'adirarsi in luoghi pubblici, il camminare per la città o in luoghi frequentati con la radiolina accesa, lasciar cadere sul corridoio di una casa la carta di un confetto, o abbandonare sui prati e sulle spiagge ogni specie di cartone e di barattoli. Così pure è riprovevole comportarsi pubblicamente davanti a persone dell'altro sesso con lo sdolcinato atteggiamento del cascamorto o con la ripugnante tracotanza del teddy boy.
E l'elenco potrebbe continuare. Chi volesse istruirsi a fondo su questo argomento prenda in mano il Codice della Strada o il Testo unico della legge di pubblica sicurezza o il Regolamento Comunale e in particolare il Codice Penale: vi troverà una lunga serie di divieti e di sanzioni, dal turpiloquio alla bestemmia, dall'aggressione di volgari giovinastri all'imperversante rumorosità dei jukes box, al sudiciume delle vie e delle strade.
Sono come le grida di Renzo?
Son anch'esse sapienti norme di vita, che sarebbe bene conoscere a puntino per servirsene qualche volta contro un noioso rompiscatole. Ne citiamo alcune, a mo' d'esempio.
Art. 659 Cod. Penale: "Chiunque, mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche disturba il riposo o le occupazioni delle persone, è punito con l'ammenda fino a Lire 120.000".
Art. 660 Cod. Penale: "Chiunque in luogo pubblico o aperto al pub-blico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo è punibile con l'arresto fino a 6 mesi e con l'ammenda fino a Lire 200.000".
Art. 724 Cod. Penale: "Chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose contro la Divinità o i Simboli o le Persone venerati nella religione dello Stato, è punito con ammenda fino a Lire 80.000".
E questo basti, chè diversamente riteniamo di far torto al buon senso e all'intelligenza dei nostri alunni. Verremmo ancora ricordare loro, che sono i costruttori del domani, di badare come una volta molto bene alle fondamenta e di non aver fretta di ricorrere ai moderni prefabbricati: vogliano cioè per evitare delusioni e crolli distinguere in ogni momento e in ogni circostanza il bene dal male, assumere davanti a qualsiasi un comportamento esterno perfetto, di signorilità e di educazione. Saranno i coraggiosi artefici di bene e in un mondo che ha estremo bisogno di onestà e di carità, ne porteranno nella famiglia e nella professione il fiore più bello: la loro squisita e attraente gentilezza.
Il Direttore
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