lunedì 25 marzo 2013

Don Giuseppe Nardoni (1875-1957)


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Nativo di Cembra, consacrato sacerdote nel 1900, fu dapprima cappellano ad Avio per due anni, poi passò al Duomo di Trento fino al 1910 quando fu nominato prefetto di disciplina al Collegio Vescovile. Non godeva di buona salute e nel 1914 trascorse diversi mesi ad Arco, in casa di cura. Per una brutta caduta si era anche slogato una spalla in malo modo. Accettò comunque di partire con il condiscepolo don Riccardo Mattei insieme alla popolazione della parrocchia di san Pietro di Trento, il 26 maggio 1915, destinazione Libuschin in Boemia. Dopo 40 giorni di soggiorno, non ne poteva più, si ammalò e dovette rientrare. Si fermò a Bronzolo dall'amico parroco, da dove inviò una lettera al segretario del Vescovo di Trento, Guadagnini, dicendo: «Come sai anche tu, io non sono capace di andare tanto piedi, sono di quelli da ferma, ed in Boemia, per la cura d'anime, era assolutamente necessario un Moto continuo, cosicché... vista la difficoltà pensai di stabilirmi in questo paese, dove certo non manca da lavorare per il popolo: vi sono molti lavoratori, parecchi anche stranieri...» 
La permanenza a Bronzolo durò un paio di mesi. La precarietà della salute lo obbliga a lasciare anche questo campo di lavoro e a tornare a Cembra, presso i familiari, fino al novembre 1916. 
Rimessosi alquanto in salute, la Direzione del Collegio, senza alcuna difficoltà ottiene dalla polizia il permesso di poterlo avere a Trento in Collegio, come aiuto segretario. Vi resta fino alla conclusione della guerra. (Continua)

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