Tra il 1951 e il 1970 monsignor Dalponte fu rettore del collegio arcivescovile e dal 1957 al 1991 mantenne la carica di preside dell'Istituto Tecnico Commerciale.
Interessante risulta la testimonianza rilasciata da monsignor Dalponte in un' intervista di Fortunato Turrini. Il prete di Vigo Lomaso riferiva sul suo colloquio col vescovo Carlo de Ferrari la settimana successiva a quella che lo aveva incaricato del Collegio.
"Eccellenza, lei che ha lavorato con i giovani, mi dica: cosa devo farne di questi giovani?"
"Ne faccia dei buoni cristiani".
"E chi è il buon cristiano secondo lei?"
"Quello che va a messa la domenica e che vive la sua fede"
Sono proprio questi anni che costituiscono il fulcro dell'attività educativa del prete di Vigo Lomaso. Nonostante l'importanza del ruolo rivestito monsignor Dalponte mantenne sempre un legame profondo, solidale e soprattutto umano con i suoi alunni. Numerosi sono gli episodi ricordati dagli alunni ma anche dai professori con cui collaborava che testimoniano questo aspetto.
Interessante risulta la testimonianza rilasciata da monsignor Dalponte in un' intervista di Fortunato Turrini. Il prete di Vigo Lomaso riferiva sul suo colloquio col vescovo Carlo de Ferrari la settimana successiva a quella che lo aveva incaricato del Collegio.
"Eccellenza, lei che ha lavorato con i giovani, mi dica: cosa devo farne di questi giovani?"
"Ne faccia dei buoni cristiani".
"E chi è il buon cristiano secondo lei?"
"Quello che va a messa la domenica e che vive la sua fede"
Sono proprio questi anni che costituiscono il fulcro dell'attività educativa del prete di Vigo Lomaso. Nonostante l'importanza del ruolo rivestito monsignor Dalponte mantenne sempre un legame profondo, solidale e soprattutto umano con i suoi alunni. Numerosi sono gli episodi ricordati dagli alunni ma anche dai professori con cui collaborava che testimoniano questo aspetto.
In primo luogo l'accoglienza mattutina dei ragazzi che don Lorenzo attendeva al di fuori della scuola; ma anche la comprensione delle difficoltà, l'incitamento, la passione, l'entusiasmo; qualità che ne facevano l'educatore per eccellenza e una figura in cui i ragazzi ponevano la loro fiducia. Lo stesso appellativo di "zio" con cui i ragazzi si rivolgevano a lui testimonia un rapporto possiamo dire "famigliare" che don Lorenzo riusciva a instaurare con i ragazzi. Un rapporto che riteneva alla base della comunicazione con i giovani nel mondo scolastico. Scriveva infatti: "Un minorenne avrà sempre bisogno della famiglia e della scuola! Ma queste due istituzioni che nel passato svolgevano il loro provvidenziale lavoro poggiandosi sull'incondizionato principio dell'autorità, devono oggi giorno arricchirsi di altre prerogative, e armarsi di mezzi che abbiano maggiore incidenza nell'animo dei giovani, come l'onestà dell'esempio e un'intelligente carica di affetto". (Vai all'articolo)
Monsignor Dalponte con alcuni ragazzi alla premiazione di un torneo di pallavolo (Annuario del collegio arcivescovile 1981/1982) |
Don Dalponte si prodigava soprattutto con gli alunni in difficoltà dal punto di vista scolastico o con quelli che non riuscivano a integrarsi. Anche nel caso di una bocciatura si recava nel periodo estivo a casa dell'interessato per incitarlo e invitarlo a riprendere gli studi con ancor più lena. Il suo motto, che spesso ripeteva ai giovani era "Ich will, ich kann", a significare che molte difficoltà della vita si possono superare con la tenacia e con la forza di volontà. Conosceva tutti gli alunni del collegio arcivescovile (più di 500 ragazzi) per nome e cognome. Testimonianza di questo legame instaurato con i ragazzi sono gli accorati articoli pubblicati sull'Annuario quando uno di questi veniva a mancare (Vai all'articolo).
Il suo obiettivo principale era quello di preparare i ragazzi alle difficoltà e alle scelte che avrebbero dovuto affrontare nel corso della vita e in questo era sorretto da abili capacità di comunicatore e da una forte umanità, comprensione e accoglienza della persona con cui parlava. Così scriveva in un articolo del 1961:
"E' bene tuttavia che l'alunno non sogni soltanto, ma scruti con occhio intelligente e critico il futuro e sappia distinguere la realtà dalla parvenza, per badare alla prima e non perdere troppo tempo in caccia di farfalle. La vita è quella che è: non può essere un carnevale, è solo un grande dovere davanti a Dio, alla famiglia, a se stessi. E poiché la preparazione alla vita comincia nella scuola, che è divenuta oggi strumento indispensabile e presupposto insostituibile per ogni proficuo sviluppo, è necessario che nell'iniziare la carriera scolastica, l'alunno ponderi bene la qualità del lavoro che affronta e le possibilità che si offrono in futuro" (Vai all'articolo)
Un' altra attività che testimonia ancora una volta l'affetto e la vicinanza con il mondo giovanile era quella legata ai numerosi racconti da lui inventati che leggeva la sera agli studenti del collegio prima di andare a dormire. Racconti spesso legati a tematiche o vicende legate alla guerra da cui don Lorenzo faceva emergere la sofferenza, l'umanità, il rispetto, la generosità e soprattutto la condanna della violenza. Alcune di queste storie furono trascritte anche nei numerosi articoli che don Lorenzo pubblicò nell'ultima parte della sua vita per la rivista "Strenna Trentina" e per l'"Annuario del collegio arcivescovile (Vai al link 1 - link 2 )
(Continua)
Per un ulteriore approfondimento ascolta la seguente testimonianza:
"El zio" del collegio arcivescovile (di Enrico Dalponte)(Continua)
Per un ulteriore approfondimento ascolta la seguente testimonianza:
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