lunedì 25 marzo 2013

Prof. don Carlo Sonn (1863-1939)


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Nacque a Mezzocorona, fu ordinato sacerdote nel 1887, si laureò in lingue classiche ad Innsbruck e già nell'autunno del 1889 iniziò il suo insegnamento presso il Collegio Vescovile. 
Con decreto del Vescovo mons. Endrici 1.7.1909, fu nominato Direttore del Collegio Vescovile. Accettò l'incarico per ubbidienza e lo mantenne per quattro anni, fino al 29.7.1913. Uomo umile e riservato, tutto dedito allo studio e alla scuola, operò con prudenza e bonarietà. Vide crescere il numero degli alunni in quattro anni da 388 a 492. 
Don Carlo Sonn
Alla richiesta del Vescovo, rivolta agli insegnanti del Collegio Vescovile nel maggio 1915, di prestarsi per l'assistenza dei profughi, don Sonn vi aderì prontamente, senza discutere. Si unì al parroco di Caldonazzo, don Angelo Dell'Antonio nell'accompagnare in Moravia le famiglie di Coldonazzo e di Levico. Si stabilì a Holleschau (Holesov), cittadina di oltre 8.000 abitanti, con una grossa comunità cattolica di circa 7.000 anime e con un'altra ebrea di 627 persone. In uno scritto del 12.7.1915 al Vicario Generale di Trento, mons. Lodovico Eccheli, comunica di aver trovato accoglienza in canonica dal decano. «Mi vogliono tutti bene. Il decano e i cappellani sono persone bene educate e gentili e tutti capiscono abbastanza bene il tedesco, per cui possiamo conversare in questa lingua, finché saprò un po' di boemo, della quale lingua ho presto studiato la grammatica». 
Aggiunge che ad Holleschau si tiene mercato tre volte alla settimana, con gente che viene numerosa dai paesi circostanti, e tra questa molti trentini sparsi un po' dappertutto. Trova pertanto facile occasione di parlare con loro e di aiutarli nelle loro richieste presso le autorità. Dà atto che le autorità politiche sono assai gentili e disponibili. 
Ha chiesto e ottenuto per i trentini la chiesa di S. Anna, dove di norma confluisce la scolaresca di Holleschau. «Da tre domeniche vi dico la Messa e vi predico. E fin qui posso dire di essere contento della partecipazione degli italiani. Vi convengono da quindici o venti paesi circostanti. Ci sono di quelli che fanno anche due ore di strada per venire. Quanto alla popolazione indigena specialmente nella campagna, mi pare che si trovi sotto l'aspetto religioso allo stadio della nostra, di trenta o quaranta anni fa: frequenta la chiesa, prega, in più, lungo le vie di campagna si sente dire da tutti «Sia lodato Gesù Cristo!» (Pochvalen bud lezis Kristus); non così in città, ove, più di frequente si sente dire: «ma ucta!», (ho l'onore). 
E le donne, non così gli uomini, aggiungono alla pietà una grande laboriosità. «Bisogna vedere come queste estese campagne sono lavorate bene, nonostante la mancanza di tanti uomini. Le nostre donne non possono certo in via ordinaria misurarsi colle donne di qui sotto questo aspetto». 
L'Ordinariato di Trento risponde a don Sonn in data 21.7.1915. Ringrazia delle cure e sollecitudini che si prende tanto per il bene religioso-morale, quanto per il bene materiale-economico dei fuggiaschi diocesani. «... È lieto di sentire che coll'appoggio delle autorità e per la sua premura le condizioni dei fuggiaschi vanno migliorando ed è contento di sapere che essi frequentano con assiduità la chiesa... Ella voglia continuare con il solito zelo a prendersi cura di loro e stia sicuro dei celesti favori, caparra dei quali è la celeste benedizione che Sua A. Reverendissima invia di cuore a Lei e a tutti i suoi diocesani costì dimoranti». (Continua)

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